Ci sono città che non appaiono mai nelle riviste turistiche e che rimangono sconosciute ai più. Elbasan è una di queste.
Situata nel cuore dell’Albania, a 40 minuti circa di auto dalla capitale Tirana, Elbasan, nonostante sia celebre in patria per ospitare, ogni 14 marzo, le principali celebrazioni del Dita e Verës, il giorno dell’estate che segna ufficialmente il passaggio dall’inverno alla primavera, è una delle destinazioni meno visitate del Paese delle Aquile e dei Balcani.
Se questo basta per scoraggiare alcuni viaggiatori, per me è un motivo di interesse e curiosità in più. Così, complici il bel tempo e le interessanti storie sulla città narratemi da una signora conosciuta qualche mese fa, ho deciso di andare alla scoperta di questa antica città dell’entroterra albanese. Inutile dire che è stata una splendida sorpresa. Già, perché io da Elbasan non mi aspettavo nulla, ma proprio nulla. E invece, come quasi sempre accade quando non si hanno aspettative, mi ha affascinata.
Il cuore di Elbasan è Kala, il castello costruito nel 1466 sulle fondamenta dell’antica città illirica di Skampini. Durante l’impero ottomano, la fortezza fu utilizzata da Mehmet II come base militare difensiva durante i combattimenti contro l’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Skanderbeg, strenuo difensore della fede cristiana, che combatté a lungo contro la Sublime Porta per salvare l’Albania e, in generale, l’occidente dall’invasione ottomana.
Il periodo di maggior splendore del castello fu nel XVII secolo quando, al suo interno, erano ospitate non solo abitazioni, ma anche numerosi negozi dove venivano venduti oggetti di artigianato locale, tra cui pelle, seta e metalli preziosi. Sul lato orientale delle porte del castello, si erge la torre dell’orologio risalente alla fine dell‘800 e, dal 1963, dichiarata monumento culturale albanese. Le imponenti mura del maniero racchiudono ancora oggi, al loro interno, una sorta di città dentro la città. La prima cosa che colpisce, una volta entrati dentro le mura, è il silenzio: strade deserte, vicoli nascosti e poche persone.
L’ho già detto che non si rischia di incappare in orde di turisti qui?! Prendetevi tutto il tempo necessario per passeggiare con tranquillità tra le viuzze acciottolate su cui affacciano tradizionali case risalenti ai lunghi anni di dominazione ottomana, edifici dell’epoca italiana, palazzi in stile socialista e altri contemporanei, fino a raggiungere la splendida Moschea del Re, costruita nel 1492 per volere del sultano Bayezid II, uno dei più illuminati governatori ottomani che si distinse per la politica di accoglienza verso gli ebrei sefarditi in fuga dalla Spagna alla fine del XV secolo.
Elbasan non finisce di stupire: sapete che la città era collocata lungo la famosa Via Egnatia? Tra le mura della fortezza, infatti, è ancora oggi visibile un tratto della direttrice millenaria, costruita nel 146 a.C., che collegava il Mar Adriatico, con origine a Durazzo, fino a Istanbul. Proseguite poi fino al vero fiore all’occhiello di Elbasan, e cioè la Chiesa ortodossa di Santa Maria Assunta, nei cui pressi si trova anche la scuola normale albanese, una delle principali istituzioni scolastiche del Paese. Il bellissimo edificio religioso è composto da una struttura centrale in pietra e da due spaziose arcate laterali. Nonostante su internet si trovino indicazioni che datano la costruzione della chiesa al 1650, padre Nikolla Marku afferma che la chiesa risalga in realtà al 1486.
Al suo interno, il tempio custodisce una iconostasi finemente decorata, una parte della quale originale costruita nel 1870, un busto di Fan Noli, il fondatore e capo dell’autocefala chiesa ortodossa albanese, e, sotto la chiesa, si trovano antiche catacombe risalenti all’epoca paleocristiana, profonde 4 metri e lunghe 5 chilometri, che conducono fino a fuori Elbasan. Mentre padre Nikolla e sua moglie parlavano, mi sentivo fortunata. Fortunata di trovarmi lì e di sentirmi raccontare direttamente da loro i segreti custoditi in questa piccola chiesa sperduta nel cuore dei Balcani. Fortunata perché in poche persone sono a conoscenza di tali preziose informazioni.
Purtroppo, oggi, Padre Nikolla ha gravi problemi di salute, perciò non è possibile trattenersi a conversare con lui oltre il dovuto. Il prete ortodosso è una delle personalità religiose albanesi più autorevoli degli ultimi cinquant’anni. Ha vissuto i duri anni del regime comunista, quando in Albania furono chiuse chiese e moschee, e ha dato vita alla cosiddetta “chiesa autocefala ortodossa albanese nazionale”, staccandosi così anche da quella autocefala albanese per via di divergenze con l’arcivescovo di quest’ultima, Padre Anastasio.
La chiesa è vicina alla moschea del Re e alla chiesa cattolica: tutti e tre i principali edifici religiosi della città sono collocati a pochi metri di distanza. L’armonia religiosa è, senza dubbio, uno degli aspetti più affascinanti dell’Albania, da cui molti paesi dovrebbero prendere esempio. Ciò che non smette mai di stupirmi dell’Albania, e ciò che ai miei occhi rende questo paese unico, è che, nonostante le sue dimensioni contenute, è ricca di preziosi resti archeologici, di cui poche persone sono a conoscenza, ammirabili in tranquillità, senza doversi dimenare tra folle di turisti.
Nei dintorni di Elbasan, infine, sono situati anche interessanti luoghi naturalistici che valgono una visita, come le Cascate di Sotira e il Canyon di Holta.
Da segnare in agenda per il prossimo viaggio.
14 Gennaio 2019
Credits: L'articolo è tratto dal blog "Letters from the Balkans" dell'autore Francesca Masotti
Artikulli është marrë nga "Letters from the Balkans" me autore Francesca Masotti